venerdì 24 agosto 2012

10 tappa: Lugo - Ax Seixas

partite un po' tardi, tra contrattempi e ripensamenti e la convinzione che oggi sarebbe stata l'ultima delle tappe lunghe, usciamo dalla città ancora buia.
Bella nel tardo pomeriggio, Lugo, ovviamente, è splendida anche con le ultime luci accese: ci saluta anche Santiago a cavallo scolpito sull'ultimo arco della piazza della Cattedrale.
Usciamo dalla città salendo, la periferia triste di ieri ci immette stamattina verso il cammino, fa freddo.
Man mano che si fa chiaro e la strada si allontana dalla città, l'aria ci sembra più fredda delle altre partenze.
Percorriamo un asfaltato che oggi non lasceremo praticamente mai, ma che si snoda tra belle macchie di alberi alti, campi di pannocchie e cavoli altissimi.
La prima tappa è a San Vicente di Burgo, con la bella solita chiesina al centro del paese, alta e bianca quanto basta per vederla mentre si arriva.
Al primo bar incontriamo quello che resta del gruppo dei soliti pellegrini che stamattina sono partiti da Lugo.
Il ragazzo con lo zaino grande che alterna giorni di cammino a giorni in bici (ci appare chiaro che la bici la nasconda nello zaino), i due invasati che camminano marziali e un terzetto composto da uno spagnolo con le braghe larghe, uno spagnolo sulla cinquantina capitato lì per caso e Gianpiero, l'unico italiano conosciuto finora. Gianpiero, come il peggiore dei cliché, parla a voce altissima, gesticola e riesce a fare sempre delle figure terrificanti.
Dopo la sosta al bar, mentre si abbuffano tutti di panini, proseguiamo, sull'asfalto fino a qualche sparuta deviazione nel bosco, qualche cantata, pini piccoli, odore di sottobosco.
Qualche chilometro dopo, siamo all'albergue di San Roman, l'ultima possibilità di rifornirsi di provviste fino all'arrivo in una locanda un po' angusta.
Ci separano 13 km dall'arrivo, sull'asfalto ancora, all'orizzonte le nuvole si fanno scure e più basse.
Un segnale ci fa girare a destra, nel bosco, erba alta, comincia a piovere.
K-way, coprizaino.
Perdiamo i segnali nel bosco, proviamo a uscire, torniamo indietro.
Riprendiamo l'asfalto "così di sicuro ci arriviamo", al primo paese che incontriamo, un ragazzo gentile sul trattore ci dice dove siamo: siamo parallele al camino, ma la direzione è giusta!
Piove, fino a ferreira, l'ultima frazione un po' più grande prima dell'arrivo, a una sorta di osteria, c'è il gruppo eterogeneo dei superstiti. Il cinquantenne che sembra lì per caso, sta salutando una signora e una ragazzina scese da una macchina.
Seguono congetture sulla scena.
La tesi più accreditata è che sia una sorta di spia sotto copertura la cui famiglia lo ha raggiunto in questo posto sperduto.
Asfalto, salita, l'orizzonte è fradicio,, vento che porta odore degli eucalipti, rientriamo nel bosco, fino a un gruppo di case, un altro, bastaaaa pioggia!, pezzettino di cioccolato, un altro gruppo di case, acqua in faccia, cani incattiviti, ma le mucche non si riparano dalla pioggia?.
A un passaggio nel bosco nella fanghiglia, scarpe fradicie, indicazione per l'albergue.
Ultima salita, destra, piove.
Dall'albergue, esce una signora col fazzoletto in testa e il nostro amico con la maglia rossa: anche oggi alza le braccia al cielo e sorride. Siamo arrivate!
32 km
L'albergue è meraviglioso, soprattutto, è caldo.
Arrivano anche i Paci, allora ci sentiamo proprio meglio e, infine, il gruppo eterogenei, in coda, ovviamente, Gianpiero che offre spaccati pittoreschi sulla propria condizione fisica "so' 'na pippa, io!"
Riposiamo, non sicure che i vestiti si asciugheranno per domattina.
Tutti insieme prepariamo la cena. Gianpiero nella parte dello splendido , italiano che cucina la pasta "a ognuno il suo mestiere".
Domani a Melide incroceremo il camino francese. Non sappiamo se siamo pronte, dopo giorni passati a rincontrare quelle facce che, ormai, danno un bel senso di casa, calore, sicurezza, parole mischiate, spaghetti cucinati insieme, vesciche curate.

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